Ho trovato questa frase di Pessoa tratta da Il Libro dell’Inquietudine:
Chi è morto ha girato l’angolo,
per questo non lo vediamo più; chi soffre passa davanti a noi, come un incubo,
se siamo sensibili, oppure come un brutto sogno, se siamo razionali. E anche la
nostra sofferenza non sarà niente di più. In questo mondo dormiamo coricati sul
fianco sinistro e sentiamo nei sogni l’esistenza oppressa del cuore.
Sembra una risposta alla frase di
Oriana Fallaci che ho inserito in un post di pochi giorni fa:
Incredibile come il dolore
dell’anima non venga capito. Se ti becchi una pallottola o una scheggia si
mettono subito a strillare presto-barellieri-il-plasma, se ti rompi una gamba
te la ingessano, se hai la gola infiammata ti danno le medicine. Se hai il cuore
pezzi e sei così disperato che non ti riesce aprir bocca, invece, non se ne
accorgono neanche. Eppure il dolore dell’anima è una malattia molto più grave
della gamba rotta e della gola infiammata, le sue ferite sono assai più
profonde e pericolose di quelle procurate da una pallottola o da una scheggia.
Sono ferite che non guariscono, quelle, ferite che ad ogni pretesto
ricominciano a sanguinare.
Sotto il video su Lettere d'amore, presentato da Roberto Vecchioni
Una delle tipiche frasi di Pessoa. Ce ne sono a migliaia nel suo libro. Un libro che è un curioso oggetto a simmetria multidimensionale e che, come il Maelström, ti aggancia e non ti molla più.
RispondiEliminaE' proprio così, mi ha agganciato decenni fa e spesso mi chiama, mi avvicino e mi aggancia di nuovo per mesi. Ti lascia in pace per un po' ma poi ritorna. Grazie, bellissima immagine!
EliminaAdoro Pessoa, la Fallaci e amo Vecchioni. Ho letto il post su Carolina ed ho taciuto.Ogni frase sarebbe stata orpello.
RispondiEliminati abbracciò
raffaella